Cortesi Gallery è lieta di presentare a Lugano Heinz Mack. The Visible Reminder of Invisible Light, mostra monografica dedicata al noto artista tedesco.
Heinz Mack (Lollar, Germania, 1931) è tra i protagonisti di quella stagione di grande sperimentazione e ricerca sui significati e le dinamiche della produzione artistica, sullo sconfinamento verso l’ambiente esterno e circostante, sull’abbattimento della barriera tra arte e vita e tra arte e natura che ha caratterizzato il Secondo Dopoguerra.
Mack fu fondatore con Otto Piene, suo compagno di studi alla Kunstakademie di Düsseldorf, del movimento ZERO, tra i più importanti e innovativi del ventesimo secolo. Il movimento prendeva le distanze dal linguaggio gestuale dell’espressionismo astratto europeo e americano che dominava la scena artistica degli anni Cinquanta, rivendicando una purezza formale in antitesi alle devastazioni e alla tragedia della Guerra Mondiale da poco conclusasi.
Gli artisti che aderirono al movimento preferirono indirizzarsi verso la monocromia piuttosto che verso una pittura espressiva o fortemente materica, prediligendo un’estetica minimalista e una attenzione per la forza di trasformazione della luce.
Utilizzando materiali e tecniche inconsueti, legati piuttosto alla produzione industriale che a quella artistica – quali metallo, vetro, plastica, vapore acqueo, fuoco, energia elettrica – le loro opere sono vere e proprie entità che interagiscono con lo spazio che le ospita.
Nel lavoro di Mack in particolare, il rapporto tra luce e spazio e interazione coi materiali diventa cruciale. Significativi in questo contesto sono i suoi interventi e le sue installazioni nel deserto del Sahara e nelle terre ghiacciate dell’Artico, territori vergini, non contaminati dall’uomo e dalla civiltà.
La mostra di Lugano raccoglie alcune tra le opere più significative di Mack, dagli esordi alla fine degli anni Cinquanta, e illustra gli sviluppi della sua poetica e della sua ricerca nel decennio successivo. La modulazione delle strutture metalliche dei suoi quadri è in questi anni in continuo cambiamento: la loro natura visiva, nonché la loro presenza nell’ambiente attraverso la rifrazione della luce e il movimento dello spettatore intorno ad esse, le rendono compartecipi dei cambiamenti, della casualità, del caos della vita. L’opera diventa così un territorio aperto che permette e sollecita interpretazioni da parte dello spettatore e dalla sua soggettività.